Terzo giorno a casa, per via Forlanini

Ciao bambine e bambini,

anche oggi vi scrivo perché ho voglia di “sentirvi”, e spero che questa voglia sia ricambiata.

[guardate che vi sento!]

È il nostro terzo giorno a casa e oggi mi sono dedicata un pochino alle distrazioni, quindi non ho preparato nessun articolo per voi, a parte questo che forse avete letto stamattina.

Volete sapere cosa ho fatto oggi?

“Noooo”.

Ecco: vi ho sentito, ve l’avevo detto. Sapete bene che riuscirei a distinguere tutte le vostre voci a mille chilometri di distanza.

Ma ecco che in lontananza ho sentito il sussurro della voce di Robertina che, gentile come sempre, ha risposto: “Io lo voglio sapere”.

[grazie Robi: per ringraziarti di una cosa che è accaduta solo nella mia mente, stasera inserirò nella mia playlist un brano in spagnolo che voglio farti sentire da tempo, a me piace molto! Per chi non avesse voglia di andare a cercarlo nella playlist, ecco il link diretto, mandroni!]

Ecco cosa ho fatto, ve lo racconto solo perché state morendo dalla voglia di saperlo: ho riordinato una parte della mia casa e ci ho impiegato, tra una cosa e l’altra, un’ora. Non pensiate che io viva in un castello. Però pensare a quanto io sia ordinata in classe, vi aiuterà a capire quanto io sia ordinata anche a casa! Ma vabbè: il caos è creatività, si dice.
A proposito: sapete cosa diceva il buon Albert Einstein, famoso per il disordine della sua scrivania? (cioè: era famoso per altre cosucce, ma anche per il suo disordine)

Se una scrivania in disordine è segno di una mente disordinata, di cosa sarà segno allora una scrivania vuota?

Non so: non me la sento di smentire Einstein, però forse ci vuole una via di mezzo. Secondo voi cosa voleva dire? Siete d’accordo con lui?

[tra i lettori ci sono almeno un paio di persone disordinate quanto me: confessatelo! Ma vi assicuro che si può migliorare! Come per tutte le cose!]

Comunque: dopo un’oretta di “lavoro”, il caos creativo attorno a me che alcuni chiamano “disordine”, è diminuito e ogni cosa ha trovato il suo posto.

[QUASI ogni cosa: non so infatti dove mettere due vasetti di fiori, l’amuchina, una gatta grigia e una candela profumata alla vaniglia. Possono servirvi?]

Adesso che attorno a me c’è più spazio, mi sono finalmente potuta sedere accanto al caminetto acceso per scrivervi.

[non è vero: non ho il caminetto ma una tristissima e banale stufa a gas, ma dire “caminetto” è molto più romantico]

Ancor prima di mettermi a riordinare la casa (di questo argomento così accattivante continuerò a parlarvi domani: vi vedo, che strepitate per la seconda puntata!) ho travasato tre piccole piantine morenti. Sono ancora morenti e probabilmente tra qualche giorno moriranno definitivamente, ma almeno moriranno in un vaso bellino. Eh sì, la vostra maestra non ha il pollice verde.

[la cosa buffa è che sono tre piantine di plastica, non mi spiego questo fenomeno… Mario, puoi aiutarmi?!]

Ho travasato le piantine, dicevo, mentre la mia assistente giardiniera Amélie cercava di darmi una zampa con i lavori. Anzi: una zampata. Infatti ora i vasetti sono due: l’altro, in mille pezzi, lo porterò a scuola e aspetterò che qualcuno di voi si offra volontario per bruciarsi le dita con la colla a caldo al mio posto. D’altronde amate fare i puzzle e bruciarvi con la colla a caldo, no?

Ancor prima di accelerare* la morte delle mie piantine, ho letto un libro b-e-l-l-i-s-s-i-m-o su Vincent Van Gogh! So che molti di voi probabilmente lo conoscono già, ma qualcuno forse no, quindi domani vi parlerò di lui.

[e ora non fate finta di essere tutti FOLLOWERS di Vincent Van Gogh solo per non sorbirvi la lezione di domani!!!]

Ancor prima di leggere il libro sono andata a trovare i miei genitori e ho trascritto su un quadernino alcune ricette che mi ha dato la mia mamma. Adoro trascrivere le ricette e ho una piccola agenda che tengo sempre in cucina. Poi però non ne preparo nemmeno una perché sono troppo stanca per la trascrizione. Toh: mi ricorda qualcuno! “Maèèè, mi fa male il braccio per quanto stiamo scrivendo!”. Quando torniamo vi metto a trascrivere ricette e vediamo quanto resistete.

Miriam: lo so che ci sei anche se sei silenziosa! Siccome tu da grande farai la cuoca, io mi aspetto che tu mi scriva e mi mandi, anche tra i commenti qua sotto se vuoi, una ricetta! L’invito è valido anche per tutti gli altri, ovviamente: fatevi dare una ricetta dalla vostra mamma, dal vostro papà, dai nonni, da chi volete. No, Ema: dal gatto NO. A proposito: ho un messaggio per te da parte della dottoressa di Amélie, ma te lo dirò in privato.

Per stasera è davvero tutto. Spero che abbiate passato una bella giornata (chini sui libri).

Un abbraccio a un metro di distanza dalla vostra maestra Silvia.

accelerare* : fate attenzione a questa parola che in molti sbagliano! Ci vuole una sola L!

8 Risposte a “Terzo giorno a casa, per via Forlanini”

  1. Maestra su quella cosa di Einstein secondo me la scrivania disordinata significa che lui lavorava molto invece la scrivania vuota significa che non lavorava molto.

      1. Secondo me sì, qualcosa del genere. Più che disordinata, però, secondo me si intende “piena di cose”, piena di idee. Poi per fortuna le idee bisogna rimetterle un po’ in ordine per riuscire a creare qualcosa di chiaro.

  2. Ho qua davanti un bambino di V A che sorride ad ogni articolo che legge. Cosa sarà? Contagio di buonumore tramite le parole scritte da una brava maestra!

    1. Ahahaha, anonima ma secondo me non troppo! 🙂 Quel bambino ha gli occhi giusti per capire l’ironia della maestra. Anche se la maestra, in confronto a Scottecs, non è nessuno! 😀

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