La principessa e il drago

Continua il viaggio alla scoperta dei libri per bambini e bambine che si propongono di affrontare e annullare gli stereotipi di genere.
Dopo Ettore, l’uomo straordinariamente forte che sollevava quintali con un braccio solo e con lo stesso braccio poi si rilassava facendo l’uncinetto, è la volta del libro illustrato La principessa e il drago.
I bambini adorano ascoltare le storie, e ancor di più amano confrontarsi e dire la loro. Indubbiamente, i libri proposti fanno accendere delle scintille che dimostrano come i bambini spesso siano più pratici e saggi degli adulti.

La storia può sembrare, apparentemente, una minestra riscaldata: ci sono un principe (Ronald), una principessa (Elizabeth), un castello e un drago… (mi viene già sonno) e uno dei protagonisti (indovinate chi?) viene rapito dall’antagonista, ma ecco che ci pensa il coraggioso eroe a salvare la situazione. In poche parole: la principessina, di rosa vestita (e come, se no?), viene acciuffata dal terribile drago e portata chissà dove. Il principe, bello come il sole, vestito d’azzurro, in sella al suo cavallo, riesce a scoprire latitudine e longitudine esatte di un intero regno in cui è nascosta la principessa, neanche avesse microchippato il drago e seguito le sue tracce. Il principe, valoroso e fiero, salva la principessina che non è in grado di difendersi né salvarsi da sola, e senza il principe, chissà che fine farebbe.

Ecco. Il nostro libro, per fortuna, è differente. Perché offre un punto di vista differente. Era ora. Ci sono, sì, un principe, una principessa, un castello e un drago. Ma il drago incenerisce il castello e rapisce… il principe! E la principessa, vestita ormai solo con un sacchetto di carta, smuove mari e monti per cercare di scovare il nascondiglio in cui il drago tiene rinchiuso il principe. Per farlo, Elizabeth usa tutta l’astuzia di cui è dotata e alla fine riesce a liberare il principe, ingannando il drago che è proprio il caso di dirlo, è tutto muscoli e poco cervello. E il principe… beh, il principe non è da meno. Ma vi rimando alla lettura del libro per capire il perché. Posso solo anticiparvi che il complimento più bello che le mie piccole lettrici gli hanno fatto è “cafone” e uno dei maschietti l’ha definito con un termine davvero azzeccato: “irriconoscente”.

Queste storie ancora così “inusuali” ci stanno piacendo molto, e soprattutto il dibattito che ne segue: speriamo che i piccoli aiutino gli adulti a smontare gli stereotipi di cui la nostra società è ancora intrisa!

Da maestra Silvia e la 3A che stordiscono il drago, i principi e le principesse, è tutto.

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