Al Palazzo della Provincia

Il giorno 20 marzo la classe quarta si è recata presso il Palazzo della Provincia. La giornata calda ha permesso una passeggiata salutare e così l’itinerario da Via Forlanini è proseguito per Via Roma, per terminare in Piazza d’Italia.

Al centro della piazza è situata la maestosa statua di Vittorio Emanuele II, visibile anche dalle finestre del Palazzo della Provincia.

Una volta entrati nel palazzo, il Signor Salvatore ha fatto accomodare i bambini e le bambine nella Sala “Sciuti”, chiamata così per ricordare chi l’ha decorata. Il Signor Salvatore ha raccontato tante curiosità, una tra queste che il palazzo è costato solo 500.000 Lire e l’area scelta fu il lato nord-orientale di Piazza d’Italia, allora una vasta distesa di terra battuta dell’estensione di un ettaro. L’incarico per la progettazione del palazzo era stato assegnato all’ingegnere Giovanni Borgnini, il quale pretese di essere affiancato dall’ingegnere Eugenio Sironi. La prima pietra venne posta il 18 ottobre 1873, e dopo soli cinque anni l’edificio venne inaugurato nel 1878. L’orologio civico a coronamento della facciata entrò in funzione il 10 luglio 1880.

Il palazzo occupa un intero isolato ed è composto da 265 ambienti che occupano una superficie di 4.456 metri quadrati, un cortile d’onore porticato e due di servizio, più un grande giardino. Al palazzo si accede in un grande atrio, dove su un muro sono esposte le lapidi dei caduti nella grande guerra; passato l’atrio si accede a un corridoio che confina con il cortile porticato e sui lati longitudinali distribuisce alcune sale, lo scalone di rappresentanza e le altre due scale di collegamento al piano nobile.

Le sale e gli uffici, sono interamente tappezzate e i pavimenti in parquet. Nel piano nobile, con volte alte 6,30 m., ci sono sette sale di rappresentanza che si affacciano sulla piazza d’Italia: la sala della presidenza, un salotto-anticamera, la sala della giunta, la sala del consiglio (Sala Sciuti), un salotto, la sala da ballo, la camera del Re e quella della Regina. Quest’ultima fu allestita in occasione della visita della regina Margherita e del re Umberto, nell’aprile del 1899.

L’edificio presenta la facciata principale che dà su Piazza d’Italia con la parte centrale scandita da sei semicolonne corinzie di ordine gigante. Ai lati, le ultime semicolonne sono affiancate da lesene in sottosquadro (in numero di due a sinistra e una sola a destra), da queste, in un ulteriore arretramento, si sviluppano i corpi laterali.

Al piano nobile è ubicata la sala consiliare, nota anche come Sala Sciuti, con volte dell’altezza di 12,60 metri. A metà altezza sono collocati 12 telamoni, che rappresentano i mori bendati che sostengono il Mondo.

Il pittore Giuseppe Sciuti iniziò a lavorare all’affresco dedicato all’Angioy, dopo essersi documentato attraverso la letteratura storiografica ottocentesca, e in parte attraverso la consultazione di libri illustrati. Inoltre acquistò armi e costumi antichi, e disegnò dal vivo numerosi ritratti che inserì nell’affresco, come popolani e contadini sassaresi.

Quando agli inizi del 1880 Sciuti finisce di dipingere l’affresco, il Consiglio provinciale gli affida l’incarico di affrescare anche la parete di fondo della gran sala. Il soggetto prescelto stavolta era La Proclamazione della Repubblica Sassarese.

L’artista, con un’invenzione ideale, nell’affresco rappresenta gli Anziani del Comune, il Podestà e il Consiglio Maggiore, riuniti nell’antico Palazzo di Città, mentre ascoltano gli ambasciatori sassaresi leggere i termini della convenzione firmata il 24 marzo 1294 tra il Comune di Sassari e la Repubblica di Genova. La convenzione in cui i sassaresi giuravano obbedienza al Comune di Genova, ma in cambio si statuiva l’autonomia comunale della città turritana, attraverso l’acquisizione della possibilità di scrivere i propri statuti e ordinamenti. L’affresco fu terminato nel luglio 1881. Inoltre sugli angoli e sulle pareti laterali, sono rappresentati alcuni personaggi fra i quali Eleonora d’Arborea e Amsicora.

Nell’affresco della volta, che occupa una superficie di circa 90 metri quadrati, è rappresentata l’allegoria della Patria. Le opere dello Sciuti, di gusto storicistico, furono il primo esempio in Sardegna di un grande ciclo pittorico civile.

Il pavimento del salone è in marmo colorato ed intarsiato e sono presenti raffinati caminetti in marmo.

In basso le immagini dei bambini e delle bambine che leggono i cenni storici poi confermati dal Signor Salvatore

Il Signor Salvatore ha raccontato anche alcune curiosità sconosciute come ad esempio il Re Umberto I aveva una promessa sposa: la Principessa del Belgio. Ma questa ragazza aveva il vizio di fumare e un giorno per nascondere alla sua governante che fumava, nascose la sigaretta sotto la grande gonna che si indossava in quel periodo. E fu così che morì bruciata. Ma quindi il Re non aveva più la sua promessa sposa, allora si sposò con Margherita di Savoia e a lei i napoletani dedicarono la pizza, appunto Margherita. Ogni anno venivano a Sassari per vedere la Cavalcata e dormivano nelle stanze lussuose.

Altra curiosità: nelle stanze sono presenti oggetti cinesi come tende e vasi. Questo per dimostrare che erano veramente molto ricchi. Solo possedendo questi oggetti venuti da molto lontano si poteva dimostrare il grado di ricchezza perché al tempo si impiegavano mesi per andare in quei luoghi. Quindi più lontano era il luogo da dove provenivano gli oggetti e più si era ricchi.

Un’ultima curiosità: nel palazzo ogni stanza ha due porte, lì passavano solo i reali. Invece la servitù passava nel lungo corridoio, quindi non si incrociavano mai.

Il video della giornata

Una foto di gruppo col Signor Salvatore e poi i saluti

Da Forlanini maestra Speranza

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.