LE BAMBINE, LE RAGAZZE, LE DONNE HANNO IL DIRITTO DI REALIZZARE I LORO SOGNI !

8 MARZO GIORNATA INTERNAZIONALE DEI DIRITTI DELLE DONNE

Miriam Makeba voleva diventare una cantante famosa.

Wangari Maathai sognava di studiare per aiutare gli animali e l‘ambiente.

Nice Nailantei Leng’ete  si batté con tutte le sue forze, perché ogni donna avesse il diritto di essere libera, continuare a studiare e inseguire i propri sogni.

Tre Afro Women che hanno cambiato la propria vita e il loro futuro e quello di tante altre donne. 

Hanno lottato e subito ingiustizie ma hanno creduto tanto nei propri sogni e nel proprio  valore, come donne ed esseri umani; hanno realizzato i loro desideri e sono diventate simbolo ed esempio per tante altre donne.

Il progetto Amref, accolto quest’anno scolastico nella nostra scuola dell’infanzia, ci ha permesso di esplorare con le loro storie, il mondo dei diritti e in particolare il mondo dei diritti negati alle donne, già da bambine.

Con un linguaggio semplice abbiamo raccontato le storie di queste tre donne, lasciando spazio all’immaginazione e alle riflessioni dei bambini/e ( sarà fuggita di notte? A piedi scalzi?, avrà avuto paura?, ma i bianchi erano proprio cattivi!, ma perché le bambine non potevano andare a scuola? ecc.). Nello schermo touch i bambini e le bambine hanno potuto guardare immagini e video. Attraverso le rappresentazioni grafiche ci siamo soffermate sull’ascolto di quanto interiorizzato da ciascuno/a di loro trascrivendo i loro commenti. Le hanno disegnate cogliendo di ognuna le caratteristiche fisiche e caratterizzandole con un simbolo (il microfono e le note musicali per Miriam, l’albero per Wangari, i colori del vestito tipico della cultura Maasai e un libro per Nice).

Abbiamo ballato cantato a squarciagola “Pata Pata”.

Abbiamo proposto un gioco proponendo il tema della parità di genere e della libertà di scegliere cosa essere da grandi. A coppie hanno immaginato che cosa il compagno/a potesse fare da grande. Successivamente ognuna/o di loro ha espresso il proprio desiderio e il proprio sogno che spesso non coincideva con quanto immaginato dal compagno/a. Abbiamo quindi attivato una conversazione su quanto emerso e tra i commenti ci è rimasto scolpito nella mente:

“Le bambine hanno il diritto di sognare cosa vogliono fare da grandi!” A.

“Anche le ragazze” aggiunge E.

Anche le donne, aggiunge la maestra.

Quanta strada c’è ancora da fare….. ci prepariamo al 8 marzo con questi bellissimi pensieri.

E se piantiamo tanti semini di questi pensieri… potrà crescere una vera e propria foresta proprio come quella che ha creato Wangari.

Miriam, Wangari e Nice, le abbiamo nominate tante volte, come se fossero lì con noi, in maniera familiare e loro sono entrate a far parte della nostra quotidianità.

Ecco le storie delle nostre Afro Women (Dal progetto Amref 5 )

Miriam Makeba 

C’era una volta in Sudafrica, lo Stato più a Sud del continente africano, una bambina, che sognava di diventare da grande una famosissima cantante. Il suo nome era Miriam. O meglio… il suo nome completo era Zenzile Makeba Qgwashu Nguvama Yiketheli Nxgowa Bantana Balomzi Xa Ufnu Ubajabulisa Ubaphekeli Mbiza Yotshwala Sithi Xa Saku Qgiba Ukutja Sithathe Izitsha Sizi Khabe Singama Lawu Singama Qgwashu Singama Nqamla Nqgithi. Come lei stessa raccontò da adulta “il motivo di questa lunghezza è che ogni bambino prende il nome di tutti i suoi antenati maschi. Spesso il primo nome è seguito da una o due parole, che dicono qualcosa del carattere della persona; questo fa sì che un vero nome africano sia una specie di storia”. Ma per semplicità sin da bambina disse: “Potete chiamarmi solo Miriam!” Miriam viveva a Johannesburg, in un quartiere destinato alle persone nere, e la legge del suo Paese le vietava di frequentare gli stessi luoghi delle persone bianche o di svolgere le loro professioni.. pensate che per spostarsi tra una città e un’altra le serviva uno speciale lasciapassare ( un permesso speciale).

Così, frequentando ed esibendosi solamente nei locali per le persone nere con un gruppo di amiche e amici, cominciò a farsi notare per la sua bravura: la musica era la sua più grande passione e dato che aveva pochi nomi.. diventò famosa anche con il nome di “Mama Africa”! 

Un giorno, quando era ragazza, recitò una piccola parte nel film “Come back, Africa”, che parlava di come nel suo paese le persone con la pelle nera fossero trattate in maniera diversa da quelle con la pelle bianca. non avevano diritti e anche la citta’ era divisa in due parti, una per i bianchi e una per i neri. 

Così era diventata anche un’attrice e venne invitata per un viaggio in Europa ( guardiamo il mappamondo). Conobbe Harry Belafonte, un cantante americano, che la portò con sé negli Stati Uniti dove diventò una star nel giro di poco tempo. Negli Stati Uniti Miriam incise una canzone che divento’ famosa in tutto il mondo;  si intitolava “Pata Pata” e raccontava la voglia di ballare di una ragazza nera. diventò una canzone importantissima perche’ raccontava del diritto di essere felici. 

Venne invitata anche dall’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, cioè un’enorme assemblea in cui ci sono tutti i Paesi del mondo, per tenere un discorso contro le violenza, insieme ad un altro uomo importante Nelson Mandela che lottava perche’ tutti fossero uguali e avessero gli stessi diritti.

Il governo sudafricano per punirla, proibì a tutti di ascoltare la canzone Pata Pata e cacciò via Miriam dal suo paese , l’Africa. Ma nonostante ciò la sua canzone divenne famosa e molto amata , ascoltata in tanti paesi dell’Africa. 

Wangari Maathai 

“Tanto tempo fa in Kenya, un Paese che si trova al centro del continente africano, viveva una bambina di nome Wangari che desiderava tanto andare a scuola perché il suo sogno era quello di aiutare gli animali e l’ambiente. All’epoca però nel suo Paese non era permessa l’istruzione alle bambine, ma grazie al sostegno di uno dei suoi fratelli e alla sua famiglia, Wangari poté studiare fino a diventare la prima donna centrafricana a laurearsi in Biologia. Il suo sogno poté così realizzarsi e diventò una professoressa universitaria, ottenendo proprio la cattedra di veterinaria. Il 5 giugno del 1977, durante la giornata mondiale per l’ambiente, insieme ad altre donne, decise di piantare sette alberi in un parco appena fuori Nairobi, come «simbolo di pace», come spiegherà successivamente. È questo l’inizio del movimento femminile contro il degrado ambientale, che ha dato un contributo fondamentale alla riforestazione dell’Africa. Le donne del movimento femminile iniziarono a girare per altri Paesi africani, distribuendo semi e insegnando ad altre donne a curare i vivai. Ad oggi si sono uniti ben 15 stati africani nella lotta alla desertificazione, alla siccità e alla fame. Il risultato è stata la realizzazione di una cintura verde di quasi 30 milioni di alberi che attraversa tutta l’Africa subsahariana. Per il suo impegno per lo sviluppo sostenibile, la democrazia e la pace, Wangari fu la prima donna africana a ricevere il Premio Nobel per la pace. 

«Quando piantiamo alberi, piantiamo i semi della pace e i semi della speranza”

Nice Nailantei Leng’ete

“In Kenya, in un villaggio Maasai, viveva Nice, una vivace bambina con lunghi capelli neri intrecciati da più di mille perline colorate. Quando Nice aveva 9 anni, suo zio, che si prendeva cura di lei, decise che era giunto il momento di celebrare il suo passaggio all’età adulta. Ma ciò comportava per Nice l’abbandono della scuola. Nice però desiderava continuare a studiare, così la notte prima della celebrazione organizzò la fuga nei minimi dettagli, scappò dal suo villaggio rifugiandosi dal nonno e convincendolo a lasciarla continuare gli studi. Infatti se fosse diventata una donna sarebbe stata costretta a sposarsi e a lasciare tutte le sue amiche, tutti i suoi amici e le sue maestre. Da quel giorno iniziò per Nice una vita da emarginata e da esclusa: non c’era spazio nella cultura Maasai per una bambina ribelle! Dimostrando un coraggio fuori dal comune, Nice crebbe e abbracciò una missione che non abbandonò mai più: battersi con tutte le sue forze, perché ogni donna avesse il diritto di essere libera, continuare a studiare e inseguire i propri sogni. Dopo tante difficoltà, Nice riuscì a parlare con gli anziani e i giovani uomini del suo villaggio convincendoli di quanto fosse importante avere all’interno della comunità donne istruite e libere. Decisero, quindi, di creare un rito di passaggio all’età adulta che prevedeva una cerimonia in cui le bambine sarebbero diventate delle donne ma grazie alla benedizione dei libri e delle matite, e recitando la seguente formula: “Andate a scuola, concentratevi sulla vostra istruzione, vi auguriamo di diventare avvocatesse, medici, presidentesse di questa nazione!”. Nice è il simbolo di una battaglia necessaria che cambierà il destino di centinaia di migliaia di giovani donne. La sua storia rappresenta un chiaro esempio di emancipazione e autodeterminazione femminile. 

«Adesso lotto affinché ogni ragazza possa diventare la donna dei propri sogni. . . proprio come me”

Buona Giornata della Donna con l’augurio che le nostre bambine e i nostri bambini crescano e diventino adulti responsabili e consapevoli che , con il loro pensiero e con piccole azioni quotidiane, tutti noi abbiamo il potere di rendere il mondo un posto migliore.

Scuola dell’infanzia di Caniga

I bambini e le bambine della Sez.C

Le insegnanti

Carla Moretti

Stefania Nigra

e il prezioso aiuto di maestro Marco Tanca

Articolo di Carla Moretti

a cura di Stefania Nigra

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.