La lezione degli alberi

Dalla secondaria di primo grado di via Satta, la Prof.ssa Asara scrive:

Mi ricordo benissimo il primo incontro con l’attuale III A: ero entrata in classe e avevo distribuito ai miei nuovi alunni dei post it sui quali avevo chiesto loro di scrivere le emozioni che avevano provato nei momenti immediatamente precedenti l’inizio del primo giorno delle scuole medie. Dopo qualche minuto avevo ritirato i loro bigliettini e li avevo messi sulla cattedra, li avevamo letti a voce alta e avevamo iniziato a raccontarci aneddoti e impressioni sui primissimi giorni nella nuova scuola. Mi ricordo molti dei loro post it, ma uno mi è particolarmente rimasto impresso: era giallo e sopra c’era scritto PAURA ED EUFORIA. Stampatello maiuscolo e carattere tanto grande da riempire l’intero spazio a disposizione. La lezione era proseguita con la lettura, seduti in cerchio, di un albo illustrato di Stian Hole, “L’estate di Garmann”, che ci aveva offerto l’occasione per iniziare a conoscerci, per parlare e per dare importanza all’inizio del nostro nuovo viaggio insieme alla scuola secondaria di primo grado. 

Quest’anno porterò la III A all’esame. Non è stato facile: sappiamo tutti cosa abbiamo affrontato e cosa stiamo affrontando dal 2019. Lo stop improvviso, la DAD, la perdita della parte più bella e preziosa del nostro lavoro (il contatto quotidiano con i nostri alunni), la ripresa incerta, nuove regole alle quali abituarsi e l’incertezza del domani. Tra un ostacolo e l’altro siamo andati e stiamo andando avanti per accompagnare i nostri alunni alla fine di questo ciclo che darà inizio a un nuovo viaggio che, seppur con un livello di maturità diverso e un bagaglio di esperienze più ricco, li porterà a rivivere le emozioni tipiche di un nuovo inizio, tra le quali quella sensazione di paura mista all’euforia.

Compito di noi docenti quello di guidarli e orientarli in una scelta fondamentale: quella della scuola secondaria di II grado, che segnerà inevitabilmente i loro cammini umani e professionali.

E proprio sotto il nome di “Orientamento” si aprono, a settembre, buona parte degli interventi didattici di noi insegnanti.

Ma che cosa significa davvero “orientare”? Molto spesso si pensa che l’orientamento consista nella compilazione del consiglio orientativo da parte del consiglio di classe, nella presentazione dell’offerta formativa dei vari istituti presenti nel territorio e nello svolgimento di qualche attività legata alla scelta della scuola superiore. Ovviamente a chi insegna è chiaro che l’orientamento non si può ridurre a una finestra temporale che si apre per qualche mese sull’avvenire esclusivamente scolastico dello studente, ma si amplia in un orizzonte permanente di possibilità e occasioni.

In un prezioso documento contenuto nel nostro PTOF “La bussola del sé”, si dà una bellissima definizione di quello che dovrebbe essere il compito della scuola e si afferma che orientare significa “accompagnare il processo di crescita culturale, psichica, affettiva e sociale di ogni alunno e alunna e di fornire gli strumenti adeguati affinché essi possano esprimere serenamente le loro capacità e attitudini.”

Questo basta per capire che il compito che abbiamo davanti è ambizioso e per niente semplice e che l’orientamento è una pratica costante nel nostro mestiere.

Tuttavia arriva un momento in cui è bene fermarsi, riflettere e concedere tempo per dare valore e importanza alle scelte che si faranno, per far capire ai nostri studenti che quello che stanno per compiere è un passo importante e determinante nel loro futuro.

Sfida non da poco in un’età che si nutre del qui e ora. 

A partire da questa consapevolezza ho cercato di progettare un percorso, per i primi mesi di scuola, che non solo fornisse ai ragazzi le conoscenze relative alle scuole superiori del territorio, ma anche le competenze per costruire il loro spazio nel futuro e l’ho fatto cercando di concedermi e di concedere loro il lusso del tempo e della calma, anche perché riflettere e scrivere di sé non è mai semplice, neanche da adulti. 

Non racconterò tutto il percorso che abbiamo fatto in classe, ma vorrei soffermarmi su quel momento che ha consentito ai ragazzi di essere i veri protagonisti di ciò che stavamo facendo in classe.

Dopo aver riflettuto con loro sul significato simbolico del viaggio inteso come percorso di vita, di crescita, cambiamenti, scelte, rotture, nuovi equilibri e nuove consapevolezze, ho introdotto l’immagine, anch’essa fortemente simbolica, dell’albero e negli alberi abbiamo iniziato a rispecchiarci: le radici sono il nostro passato fatto di ricordi, persone, luoghi ed esperienze; il tronco rappresenta il nostro presente, chi siamo oggi; la chioma il nostro futuro, i nostri desideri, le nostre paure e aspettative. 

Alcuni degli alberi realizzati

In particolare, ho tracciato un percorso su più livelli, lungo dimensioni temporali differenti:

  • ieri: da dove vengo, quali erano i miei desideri, cosa è cambiato da allora (il passato);
  • identità individuale, personale: chi sono, chi voglio essere, chi sono qui, ora, le scelte che devo compiere (il presente); 
  • domani: alzo gli occhi verso il futuro nella dimensione delle possibilità e delle occasioni, in quello spazio del desiderio dove nulla è già accaduto e tutto può compiersi dentro di me: i miei sogni, i miei desideri, i miei talenti, le mie fragilità (il futuro).

Di conseguenza anche le attività proposte sono state diversificate:

  • Attraverso la lettura, l’analisi e il commento degli albi illustrati “Il fazzoletto bianco” e “Un nuovo orizzonte” abbiamo potuto riflettere su temi come la crescita, il cambiamento, la ricerca, la scoperta, l’adolescenza, le scelte, le responsabilità, le occasioni, i rapporti interpersonali, gli affetti, le esperienze passate e future, i viaggi reali e metaforici.
  • Abbiamo poi ripreso la scrittura a ricalco attraverso la lettura della poesia/attivatore  “Vengo da…” di cui i ragazzi avevano già fatto esperienza in prima e ognuno di loro ha scritto la sua poesia, facendo un viaggio a ritroso nel passato, mettendo per iscritto le proprie radici fatte di persone, luoghi, esperienze, attimi, sapori, rumori, silenzi.
  • Abbiamo poi letto e analizzato “Io sono” di Wislawa Szymborska e ognuno di loro ha messo nero su bianco una poesia autobiografica su chi sono e come si sentono in questo momento e su chi vogliono essere nel futuro.
  • Abbiamo, infine, costruito “La bussola del sé”, per riflettere su ciò di cui i ragazzi hanno bisogno (Necessità), ciò che li rassicura (Sicurezze), ciò che li spaventa (Oh, no!) e ciò che li entusiasma rispetto al cammino che stanno per incominciare.

Una volta terminato il lavoro di scrittura, ogni alunno ha ricevuto un foglio sul quale disegnare il proprio albero: nelle radici il passato “Vengo da…”, nel tronco  il presente “Io sono”, nella chioma il futuro.

E’ stato bello vederli impegnati in questo lavoro, tra momenti di entusiasmo e di incertezza, alle prese con la rappresentazione di sé stessi attraverso l’immagine di un albero.

Scopo di questo intenso percorso è stato quello di aiutare ogni alunno a indagare su di sé, a porsi delle domande significative e autentiche per individuare i contorni della propria identità. Perché il futuro dipende dal presente: le scelte, le decisioni che prendiamo oggi determinano il nostro domani. Chi saremo tra 15 anni dipende da chi siamo ora. Per questo è importante fermarsi a riflettere su chi siamo oggi, sulla nostra identità. Scelgo oggi, diventerò domani.

I ragazzi della 3A con i loro alberi e la Prof.ssa Asara

“Grandi o piccoli, contorti o dritti, di tante sfumature di verde… Enrico aveva la sensazione di guardare gli alberi del parco per la prima volta. Tutti uguali e, allo stesso tempo, tutti così diversi.”

da “La lezione degli alberi” di Roberto Parmeggiani

La Prof.ssa Asara con le ragazze e i ragazzi della IIIA della secondaria di primo grado di via Satta

Articolo a cura di Adriana Mossa

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