Estrazione del DNA dalla frutta

Dalla secondaria di primo grado di via Satta, la professoressa Mura scrive

Il 26 gennaio 2022, con la classe 3A, abbiamo estratto il DNA a partire da un kiwi e da una banana. 

La realizzazione di questa attività di laboratorio è conseguente allo studio della struttura e dell’importanza del DNA, in quanto codice della vita. Infatti il DNA è l’acido nucleico che contiene le informazioni genetiche necessarie per la biosintesi di RNA e di proteine, molecole fondamentali per lo sviluppo della maggior parte degli organismi viventi. 

È possibile estrarre il DNA senza essere in un laboratorio, infatti è un’esperienza molto più facile di quella che si immagina. Ovviamente il DNA ottenuto non sarà di ottima qualità, poiché non è del tutto purificato ed è contaminato da altre molecole (come le proteine), motivo per cui non è possibile proseguire con esami di biologia molecolare. Tuttavia, questo tipo di esperimento, permette di apprezzare ad occhio nudo l’aspetto filamentoso del DNA.

 

Si inizia sbucciando il frutto e prendendone una metà. In seguito si schiaccia con una forchetta per disgregare meccanicamente i tessuti vegetali. Si aggiungono 50 mL di acqua, 2 cucchiaini di sale e un cucchiaio di detersivo per i piatti, e si mescola con una forchetta. 

Lo scopo di questa fase è liberare il DNA dal nucleo in cui è contenuto e dalle proteine istoniche attorno a cui è avvolto. Il detersivo per i piatti contiene sostanze che dissolvono i lipidi, distrugge quindi le membrane biologiche (cellulare e nucleare) che sono composte da lipidi e libera il DNA dalle proteine. Il sale neutralizza le cariche negative dei gruppi fosfato, permette alle molecole di DNA di avvicinarsi tra loro allontanando così le molecole di acqua che circondano l’acido nucleico e facilita la precipitazione della molecola (utile nel momento in cui verrà aggiunto l’alcol etilico).

 

Si filtra il miscuglio ottenuto attraverso un colino o con una garza, così da eliminare i residui cellulari e le parti di tessuto non disgregato. Abbiamo poi prelevato 3 mL di filtrato e lo abbiamo versato in un bicchiere in cui avevamo messo dell’alcool etilico. 

 

Il DNA non essendo solubile in alcol etilico, forma un ammasso bianco di filamenti.

 

 

Dalla secondaria di primo grado la professoressa Maria Elena Mura insieme agli alunni della 3A

 

Articolo e foto di Adriana Mossa

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