Noi e Vivian

Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore.
(Henri Cartier Bresson)

 

Da qualche giorno abbiamo iniziato a parlare di fotografia. Dopo aver girato in lungo e in largo per il centro storico, una volta rientrati in classe abbiamo osservato e commentato una selezione di fotografie scattate durante la mattinata.
È sempre emozionante vedere il mondo dalla prospettiva dei bambini: abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli, ma soprattutto innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti, come diceva Janusz Korczak, pedagogo, scrittore e medico polacco vittima dell’Olocausto.    Ormai i nostri occhi sono abituati a vedere senza guardare: corrono insieme alle nostre gambe senza avere la possibilità di posarsi sui dettagli. Siamo talmente assuefatti dalla bellezza, da sfiorarla senza neppure accorgercene.
Alcuni scorci poco battuti della nostra città vecchia sembrano dipinti, luoghi in cui si arriva solo perché si conosce la strada o perché ci si perde nel dedalo di vicoletti in ciottolato. I bambini, invece: i bambini si perdono come noi, ma guardano tutto! Vedono in un modo così puro e trasparente da aiutarci a guardare da nuove prospettive, da punti di vista che non avevamo preso in considerazione.

Ed è proprio dal punto di vista, che abbiamo iniziato questo nostro piccolo viaggio fotografico.
In un’epoca in cui la fotografia è per tutti – basta avere uno smarthphone o una digitale -, l’obbiettivo più prezioso, delicato e sincero che raccoglie gli scatti migliori, resta il nostro occhio. E allora abbiamo deciso di metterci nei panni di alcuni grandi fotografi che hanno lasciato delle impronte preziose sulla carta lucida: prenderemo in prestito i loro occhi, il loro stile e il loro punto di vista. Poi usciremo di nuovo a scattare, mettendo in pratica i loro insegnamenti.

La prima artista che conosceremo è una grande fotografa che non avrebbe mai pensato di diventare, un giorno… proprio una grande fotografa! Lei, forse, in cuor suo sapeva di esserlo, ma l’ha sempre tenuto ben nascosto. Questa donna si chiamava Vivian Maier e di mestiere faceva la tata per alcune ricche famiglie americane. I bambini che le sono stati affidati nella sua carriera, e che ora sono diventati adulti, non la descrivono come la persona più simpatica del pianeta. Diciamo che i suoi metodi educativi, a quanto pare, non erano esattamente “montessoriani”, ma si avvicinavano a quelli della generazione di chi vi scrive: ciabatta e battipanni, insomma. Bisogna dire, però, che come fotografa Vivian Maier ci sapeva fare davvero.
Conosceremo la sua storia grazie a un graphic novel (romanzo a fumetti) intitolato “Lei, Vivian” (Orecchio Acerbo, 15 euro).  

Quello che fa della vita di Vivian Maier un racconto affascinante, è il fatto che quasi nessuno conoscesse la sua passione per la fotografia: nessuno, tranne i bambini ai quali faceva da tata. Quando andavano a spasso, Vivian aveva sempre la macchina fotografica appesa al collo e fotografava le scene che la colpivano di più: solitamente si trattava di sconosciuti incontrati di sfuggita nelle strade lussuose così come nel bronx. Vivian non sembrava amare la gente, se ne stava sempre per conto suo, con la reflex come unica compagnia.
Quando la donna morì, un giovane inglese comprò a un’asta, per curiosità, delle valigie che contenevano una serie di rullini fotografici mai sviluppati.

Quando nella camera oscura iniziò a sviluppare le fotografie, l’uomo scoprì che erano degli autentici capolavori. Cercò allora di rintracciare l’autore delle immagini, e la sorpresa fu grande quando seppe che l’autrice non era una fotografa di professione come sembrava per la qualità degli scatti, ma una semplice babysitter. Il ragazzo organizzò immediatamente una mostra delle foto di Vivian, che ebbe un successo clamoroso e ancora oggi sta facendo il giro del mondo.

La storia di Vivian Maier ci insegna che chiunque può avere un grande talento, sta a noi svilupparlo o lasciarlo andare, e sta a noi decidere di farlo uscire allo scoperto o tenerlo segreto. Durante le prossime lezioni e uscite, cercheremo di capire cosa i nostri occhi, la nostra mente e il nostro cuore, riusciranno a fissare sulla carta fotografica.

Dalla 3A di San Donato, dai piccoli fotografi e da maestra Silvia, è tutto! 

Una risposta a “Noi e Vivian”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.