Dalla guerra alla PACE

Qualche mese fa, dopo l’episodio del 7 ottobre, abbiamo osservato un’opera realizzata da un artista palestinese contemporaneo. Abbiamo guardato Gaza attraverso i suoi occhi. Qualcuno ha visto la guerra, la paura, le ferite, il dolore; qualcun altro ha immaginato quartieri bellissimi, poi trasformati in cimiteri di case; c’è chi ha visto la Natura devastata e chi ha intuito che potesse esserci la morte sotto gli edifici crollati…

Poi i nostri sguardi hanno iniziato a comprendere la visione dell’artista… Abbiamo notato il mare, la sua pace, la sua bellezza nonostante la desolazione intorno. Abbiamo intravisto un sorriso dolce nel volto pallido della madre; abbiamo sentito la potenza delle sue braccia che, nonostante i profondi squarci, hanno tenuto stretto il figlio e l’hanno aiutato a riemergere dalle macerie. Ci sono sembrate braccia fortissime, che proteggono, danno sicurezza, cullano.

Gradualmente, nel quadro, è apparsa la vita. Un bimbo che si è salvato ha preso il posto di quello morente che avevamo visto all’inizio. Una donna fragile è diventata casa e rifugio. La forza  dell’amore ha preso il sopravvento, l’abbiamo vista più grande della guerra. Ecco perché madre e figlio sono giganteschi rispetto a ciò che li circonda. Abbiamo incontrato lo sguardo dell’artista e abbiamo letto questo messaggio nei suoi occhi.

Abbiamo avvertito la speranza. È stato confortante e così, fidandoci dell’amore, di questa forza superiore alla distruzione, abbiamo immaginato una giornata a Gaza. E, per quel giorno, abbiamo cambiato il finale della storia a tutti i suoi abitanti… Ciascuno di noi ha dato vita a una piccola famiglia e ha ripercorso i momenti che hanno preceduto i bombardamenti. Nei nostri racconti, all’inizio, si sente il profumo della cioccolata che un bimbo beve a colazione; si vedono i suoi primi passi in riva al mare; si ode lo scoppiettio del fuoco nel camino e la voce di una madre che legge la storia della buonanotte. Improvvisamente si sentono boati, poi pianti, grida e silenzi. E in tutti, proprio in tutti i testi, alla fine esplode la vita, attraversando cumuli di detriti o giardini in fiamme, rifugiandosi in luoghi inaspettati, come una scuola, o scegliendo la via del mare.

I mesi sono passati e, mentre noi documentiamo il nostro lavoro per il blog Pintadera, a Gaza la distruzione non ha fine. Sono morte oltre 30.000 persone, di cui 12.000 erano bambini e bambine. Aumentano gli atti di disumanità (anche la fame è usata come strumento di guerra).

Oggi, 25 marzo, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che chiede il cessate il fuoco fino alla fine del Ramadan, ovvero per le prossime due settimane. Finita la tregua, il genocidio potrebbe andare avanti.

Noi continuiamo a credere nella forza dei sorrisi dolci, delle braccia che salvano e cullano… nella bellezza del mare, della vita, della pace.

Il brainstorming sull’opera dell’artista palestinese (l’abbiamo rifatto per il blog, quello “vero” non è mai stato filmato, come tutti i momenti delicati)

I nostri racconti trasformati in aerei di pace

La classe 5^B

da Bancali maestra Manuela

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