“Riscriviamo” le donne

Carissime e carissimi di ogni età che leggete il blog,

oggi vorrei riflettere con voi sulla “festa” che qualche giorno fa ha riempito di polline le nostre stanze, per la gioia degli allergici.

[sì, lo so, sono in ritardo di ben quattro giorni, ma mi sono dimenticata l’articolo tra le bozze!]

Premessa: lo dico per i miei futuri alunni…. cari i miei bambini, sappiate che se vi presentate a scuola con le mimose VI BOCCIO.
Ricordatevi che preferirei un mazzo di asparagi.
Freschi e sottili.
Raccolti in un luogo in cui non sia passato prima il vostro barboncino.

I “fiori” a casa mia

Detto questo, passiamo a noi.

La nostra rassegna RESPECT! dedicata alle donne e alla lotta contro gli stereotipi sta andando a gonfie vele e i lavori che ogni giorni arrivano dalle varie classi, mi fanno ben sperare che le maestre della mia scuola stiano formando una generazione di bambine e bambini decisamente più consapevole rispetto alle precedenti.

Ma vorrei fare con voi un ulteriore passo avanti e invitarvi a fare una riflessione sulle frasi che sminuiscono (cioè “rimpiccioliscono”, diciamo così) l’importanza delle donne e limitano le loro azioni.

Mi spiego meglio e mi rivolgo per un attimo solo alle bambine: vi è mai capitato di sentirvi dire “Tu non lo puoi fare perché sei femmina?”.
Su, pensateci bene! Io l’ho sentito dire diverse volte soprattutto durante i momenti di gioco con il pallone, quando i maschietti giocavano a calcio e le bambine restavano in disparte o per una loro scelta o perché escluse in quando “femmine”.
Chiaramente vale anche per i maschietti, eh, chissà quante volte si sono sentiti dire che non potevano fare qualcosa in quanto maschi: “Non piangere, che sei un maschietto!” o ancora peggio “Non piangere, che non sei una femminuccia!”.
Ma perché, si può piangere o non piangere in base al fatto che si è maschi o femmine?! Piangere mica è una cosa per maschi o per femmine, e in più non è una vergogna! E anzi, fa benissimo perché è un modo per esprimere le emozioni, che siano belle o brutte, anziché tenersele dentro (e farle affogare tra le lacrime!).
E poi: esiste da qualche parte del nostro corpo un interruttore delle lacrime in cui si preme un pulsante per decidere di non piangere se si è maschi?

Ecco, io vorrei proporre a voi, bambine e bambini (e chiaramente anche maestre, maestri e genitori) questo giochino: andiamo a caccia di frasi che sottovalutano le capacità e le possibilità delle bambine e delle donne e che vorremmo “cancellare” dal nostro parlato quotidiano?

Vi propongo la mia: “Tu non puoi giocare a calcio perché sei femmina” (e siccome millemila anni fa giocavo a calcio, questa mi fa proprio diventare i capelli dritti!).

E le frasi che voi vorreste cancellare, quali sono?

maestra Silvia tra FDA e SD (scrivo all’incrocio)

Sara Gama è una calciatrice italiana, difensore e capitano della Juventus e della nazionale italiana.

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