Il Kamishibai a scuola

Il 24 novembre ci ha fatto visita Maria della libreria Koinè di Via Roma per leggere alcune storie con l’utilizzo del Kamishibai (Kami = carta; shibai = dramma, gioco, teatro) e noi insegnanti con i nostri bambini e le nostre bambine l’abbiamo accolta a braccia aperte!

Si tratta di una caratteristica forma di narrazione per immagini, la cui origine è riconducibile ai templi buddisti del Giappone del XII secolo. I monaci buddisti si servivano di opere narrative riprodotte su rotoli per raccontare alla popolazione storie sulla vita e le opere del Buddha, insegnando così i princìpi e la morale da seguire. Colui che ascoltava era principalmente analfabeta e pertanto i disegni completavano e rafforzavano la narrazione orale.

Il Kamishibai appartiene quindi a una lunga tradizione di racconti di strada, in cui le parole si univano alle immagini. Per secoli questa tradizione è stata instancabilmente portata avanti dai cantastorie e gli stili e i modi di raccontare si sono evoluti nel tempo.

Il Kamishibai e il narratore, o la narratrice, nacquero in Giappone nel periodo tra le due guerre mondiali. In quegli anni, il narratore si spostava di villaggio in villaggio, o di quartiere in quartiere, a bordo della sua bicicletta sulla quale era montato il teatrino di legno e annunciava il suo arrivo sbattendo uno contro l’altro due bastoncini di legno.

Il guadagno veniva dalle caramelle che il narratore vendeva ai bambini, anche se era l’abilità nel raccontare le storie ad assicurare spettatori per la narrazione successiva. I bambini che avevano comprato le caramelle potevano assistere ai racconti in prima fila. Gli altri dovevano accontentarsi di posti più lontani dal narratore.

Una volta che si era formato un pubblico, il narratore iniziava a raccontare servendosi di tavole: su un lato erano disegnati i vari passaggi della storia, sull’altro era scritto il relativo testo. Ogni racconto si componeva di più episodi, e ogni episodio si concludeva rimandando all’incontro successivo, in modo da garantire al narratore una nuova affluenza di pubblico, incuriosito da come si sarebbe conclusa la vicenda.

Le storie erano tutte costituite da disegni originali, e rappresentavano perciò dei pezzi unici.

Ma torniamo a noi: perché Maria è venuta a trovarci? E perché ha utilizzato proprio il Kamishibai?

Maria ci ha spiegato che il 7 dicembre si celebrerà il World Kamishibai Day e non è un giorno a caso, infatti è anche il Pearl Harbor Day, il giorno in cui i giapponesi attaccarono la Marina degli Stati Uniti ad Honolulu nel 1942. Da quel giorno la seconda guerra mondiale diventò realmente planetaria.
È proprio per questo che l’Associazione Internazionale Kamishibai del Giappone (IKAJA) ha scelto questo
giorno, perché il popolo giapponese desidera la PACE e il kamishibai è considerato uno strumento di pace.
L’intento di Maria è stato quello di ricordare a tutti noi che raccontare storie significa avvicinarsi all’altro, dialogare, ascoltare, stupirsi e meravigliarsi. E quale miglior antidoto alla paura, ai conflitti, alle guerre se non quello che ci viene dalle storie?!
Il 7 dicembre è quindi un giorno di festa e di gioia da trascorrere insieme!

In basso potete vedere la locandina delle giornate dedicate al Kamishibai

Come succedeva un tempo, all’inizio Maria ha battuto tre colpi con i due bastoncini, le maestre hanno donato ai bambini e alle bambine le caramelle e da quel momento… shhhh… silenzio… iniziano i racconti!

I bambini e le bambine hanno ascoltato attentamente le storie proposte e infine hanno fatto tante domande.

Di seguito alcuni bellissimi momenti della giornata trascorsa in compagnia di Maria

Ecco i video

Le insegnanti, i bambini e le bambine ringraziano Maria per la bella giornata trascorsa insieme!

Da Forlanini maestra Speranza

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