Educazione alla legalità: simulazione di un processo al tribunale dei minori di Sassari

E’ stata un’esperienza indimenticabile quella vissuta dalle ragazze e dai ragazzi della 3A della secondaria di primo grado di via Satta ed hanno voluto raccontarcela così:

<<Nel mese di gennaio la nostra classe ha aderito a un progetto sull’educazione alla legalità proposto dall’associazione “Gruppo giuridico Norberto Bobbio”, che ci avrebbe coinvolto nella simulazione di un processo al tribunale dei minori di Sassari.

Il progetto era articolato in tre fasi: due incontri preliminari, di cui uno con gli esperti volontari che ci hanno guidato, aiutandoci anche nella scelta dei personaggi da interpretare; un altro con un giudice “vero”, appena andato in pensione, che ci ha spiegato, con parole semplici, di cosa si occupa la legge, dei ruoli delle persone in un processo e in che cosa consiste il suo lavoro. Siccome eravamo molto curiosi, il giudice si è trattenuto e ha risposto a tutte le nostre domande, chiarendo bene a che cosa si va incontro secondo il reato commesso, anche in quelli che ci sembrano “più piccoli”. Poi ci ha mostrato il librone del codice penale spiegandoci come si usa e come si fa, senza dubbi, a prendere la decisione finale in un’udienza.

La terza fase del progetto “Bobbio” riguardava la simulazione del processo.

Neanche a farlo apposta, a scuola, proprio nei giorni precedenti, avevamo trattato il tema delle varie tossicodipendenze e molti di noi avevano raccontato le proprie esperienze quotidiane di “osservatori” dello spaccio della droga, che avviene nel nostro quartiere, proprio di fronte ai portoni delle nostre case da dove noi passiamo per uscire. Un fatto gravissimo che però nessuno ha il coraggio di denunciare, per paura e anche perché intanto, anche se arriva la polizia, dopo pochi giorni tutto ritorna come prima. Sembra che non gliene importi nulla a nessuno.

Infatti, poi non abbiamo fatto fatica a scegliere il tema per la trama della simulazione del processo, senza neanche dover inventare, avevamo le idee ben chiare!

La mattina del 10 marzo, con grande entusiasmo, scortati da tre poliziotti in moto, siamo arrivati al gigantesco edificio del tribunale dei minori di Sassari.

Quando siamo entrati, eravamo un po’ intimoriti, ci guardavamo attorno silenziosi: i grandi spazi, le guardie armate che ci osservavano, le telecamere dappertutto. Poi ci è venuto incontro il nostro giudice, accogliendoci calorosamente con un bel sorriso rassicurante e ci ha presentato il pm e l’avvocato difensore, entrambi gentili e disponibili.

 Finalmente siamo entrati nell’aula delle udienze, era piccola rispetto a quella dei film, ma andava bene lo stesso! Chiariti i ruoli di ognuno, subito ci siamo dati da fare: chi leggeva la parte da recitare, chi provava i microfoni, chi prendeva appunti, chi girava sulle morbide poltrone con le ruote, mentre il giudice, il pm e l’avvocato rivedevano con noi le ultime cose… insomma un caos!

 Ma il momento più bello, più emozionante, è stato quando ci hanno chiamato per darci le toghe “vere”, proprio quelle che usano loro per lavorare lì.

Iniziata l’udienza tutti noi ci siamo alzati in piedi quando è entrata la corte con i nostri compagni “togati”. In seguito, ognuno ha recitato la propria parte cominciando a leggere il giuramento con tono serioso, cercando di nascondere la voce tremante. Alcuni, emozionatissimi, hanno inventato sul momento la scena come se realmente avessero vissuto di persona l’esperienza, curando tutto nei minimi particolari. Avevamo un atteggiamento sicuro, almeno apparentemente! 

Durante il processo, ogni tanto si facevano delle pause in cui il giudice ci anticipava che cosa sarebbe successo nella realtà, in modo da chiarirci meglio le idee.

Terminata l’udienza, eravamo proprio soddisfatti tanto che qualcuno ha deciso che da grande diventerà avvocato! 

È stata un’esperienza che ci ha insegnato tanto…  e abbiamo capito che ogni gesto ha le sue conseguenze!>> 

Referente del progetto la prof.ssa Annarita Pintore. Docenti accompagnatori Maria Antonietta Manca, Ilaria Fundoni.

articolo a cura di Adriana Mossa

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